21 febbraio 2012




Brevissimo aggiornamento solo per far notare il nuovo strafighissimo banner lo–fi del blog ad opera di DDDD, il quale NON lo ha disegnato solo perché era brillo e di conseguenza arrendevole. Proprio no.

Il bassotto scemo pezzato e il nano da giardino con le converse credo rappresentino bene lo spirito di questo posto.

Bene, ora torno a scegliere mattonelle per cessi con mia madre.
Che dio vi benedica!

18 febbraio 2012

Appunti di viaggio

Pensieri sparsi annotati in giornata, con l'ausilio di una tastiera qwerty e di un pollice opponibile. Nessun filo conduttore e nessuna pretesa di significato.


Oggi scrivo dal treno. Vorrei essere una di quelle persone creative e previdenti che portano con se, ovunque vadano, un taccuino, ma purtroppo non lo sono, perciò dovrò accontentarmi della ben meno intellettuale sezione “note” del mio cellulare.
Per la precisione mi trovo su un regionale veloce (non è davvero veloce, fa solo meno fermate, ma non ditelo a quelli delle ferrovie che si offendono) per Pisa. Non siamo ancora partiti. Il treno si sta riempiendo lentamente: gli unici soggetti interessanti nel mio vagone sono una spagnola un po’ tocca che parla da sola e una coppia di anziani, apparentemente emiliani, con il lui che è uno di quei tipi che portano gli occhiali in equilibrio sulla punta del naso e la faccia un po’ antipatica.
La spagnola inizia a lanciarmi sguardi incuriositi constatando quanto ci metto a scrivere ciò che lei crede sia un sms.
Ok, rombo di motori, forse si decolla …


Aspetto che dal finestrino si cominci a vedere la campagna, è la cosa che più amo dei viaggi in treno. Non so come, mi è tornato in mente l’amor cortese come lo studiavo al liceo: il sentimento per una persona che non diviene mai concreto, un desiderio che acquista senso e valore solo se mai realizzato. A sedici anni pensavo fosse una stronzata. Oggi lo stesso.


Siamo fermi a Pisa centrale: la spagnola è appena scesa dal treno e con lei il sosia esatto del cantante rosso dei Kings Of Convenience.
Chissà quanta memoria ha per le note questo coso … (il cellulare, non il cantante ndr)


Sempre in ambito musicale, guardando l’mp3 ho letto “Se tele votando” invece che “Se telefonando”, ora sono convinta che questo entusiasmo collettivo per Sanremo mi stia bruciando il cervello. Il treno riparte, si prosegue in direzione aeroporto.


La prevedibilità delle scritte “Livorno merda” sui muri della stazione.


 Cambio di mezzo, ora sono su un aereo. Crisi generale degli steward per trovare posto ai bagagli a mano (una volta scrissi qual è l’idea di “bagaglio a mano” per il passeggero medio, da cui si capisce il perché della crisi).
In cabina si sentono annunci di questo tipo: “vi preghiamo di non occultare i vostri bagagli con giacche e giacchette. Se non riuscite a mettere i vostri bagagli nelle cappelliere e nemmeno sotto il sedile, allora …” (Ora dice una cosa brutta, ora dice una cosa brutta, dov’è che li dobbiamo mettere ‘sti bagagli?)
“… portateli qui davanti”
(Gli steward studiano anni per farsi scappare certe occasioni di sfoggiare volgarità gratuita).


Epilogo: atterrata a Lamezia sono stata prelevata dai miei e trasferita in pizzeria. Quando sono in una pizzeria calabrese comprendo come i Fiorentini abbiano un’idea molto vaga di come si faccia una pizza.


7 febbraio 2012

Il post broccolo del martedì sera

C’è un senso di angoscia nell’aria, amplificato da vari fattori: il gelo, il vento che sferza la città da giorni e fa cigolare gli infissi, il silenzio in casa e un suono strano e prolungato che proviene dalla strada.
Non saprei descrivervelo, ma scommetto che l’ultimo mammuth sulla Terra ha emesso un verso molto simile prima di tirare le cuoia.

Per combattere l’angoscia parlerò di un argomento frivolo che poi tanto frivolo non è.
Ha un senso questa frase? Qualcuno dice che dovrebbe averne?


Ad ogni modo, l’ispirazione me l’ha data Berry, quella gran testa di gatto, che nel suo ultimo post ha descritto un po’ di provoleggiamenti andati a finir male.

Ora, il provoleggiare non è una scienza esatta, nessuno si aspetta che seguiate delle regole, però che diamine, ragazzi miei, mettetecelo un po’ di impegno!

(Sto scrivendo questa cosa dal divano, ma non rientra nella rubrica del divano perché riguarda cose che esulano da ciò che accade sul divano. Almeno, non credo che qualcuno verrà a provarci mentre sono qui sul divano, o sì?)

Impegno, dicevamo, e inventiva. Vogliamo fare qualche esempio?  Vogliamo.
Se siete in libreria potete chiedere alla lei di turno qualche consiglio su cosa leggere, se ha in mano un libro che avete già letto provare a buttare lì un commento. In un negozio di dischi idem con patate: a tutti piace discutere dei propri gusti, perché tutti siamo degli egocentrici del cazzo, quindi dimostrarvi interessati vi renderà ipso facto interessanti.
Nei locali è da un lato più semplice, perché soltanto un’idiota si imbelletta e tira a lucido col solo scopo di mandare a quel paese qualunque disgraziato si avvicini, ma dall’altro è più difficoltoso trovare un argomento con cui approcciare una sconosciuta.
Il mio consiglio è: non trovatelo, presentatevi e basta,  e senza fare ammiccamenti strani.

In ogni caso è da tenere in conto che, in genere, una donna ha realizzato se le interessate o no nei primi due minuti di conversazione e dopo quelli è davvero difficile farle cambiare idea (non impossibile).

Ma poi mi chiedo, perché tutto questo dramma? Non dovrebbe essere la cosa più normale del mondo conoscere gente? È per questo che viviamo in comunità e non in ranch isolati nelle praterie, no?

Bah, per stasera ho esaurito le stronzate.

Voi che rapporto avete con la cosa? Voglio delle testimonianze! Provoleggiamenti messi in pratica e subiti, possibilmente subdoli, ridicoli e imbarazzanti: sputtaniamoci, su.

Io ora ci penso un po’ su e poi vi dico.