27 luglio 2012

La vita è una spiaggia

“Marzia la mia piastra è esplosa! C’è stato un lampo e poi ha iniziato a uscire fumo! Posso usare la tua?”

Alzo le palpebre quel tanto che riesco: Sara sta in piedi vicino la porta e mi guarda, agitata e in attesa.

“Uhm sì, certo, primo cassetto” bofonchio in risposta.
“Grazie! Come funziona?”

Cerco di liberare le gambe dal lenzuolo attorcigliato e intanto le spiego come accendere e regolare la temperatura.

Sara esce e riaffondo la testa nel cuscino, ma non faccio in tempo a riaddormentarmi che sento la porta riaprirsi.

“Marzia sono le 10, non ti alzi?”
“Fallo di nuovo e ti lancio addosso qualcosa, giuro”
“Cosa?” Che domanda è cosa?!
“La lampada, un libro, qualsiasi cosa!”
“Va bene, ti lascio dormire, sono in cucina a preparare il sugo”
Questo è il mio buongiorno e quella che ho appena minacciato di lapidare è mia madre, la quale ha invaso il mio spazio vitale da circa tre giorni.

In meno di 72 ore i miei abiti sono stirati e ordinatamente appesi nell’armadio invece che ciondolanti dalla spalliera di una sedia,  il frigo è pieno, le pentole ragionevolmente impilate e non ammassate le une sulle altre.


Mentre avvengono questi prodigi io ciondolo da una stanza all’altra, senza saper bene cosa fare: le visite di mia madre mi innervosiscono.


D’altronde lei è convinta di salvarmi da una vita di caos e pasti irregolari.
In effetti il mio è un concetto un po’ singolare di ordine, ma alla fine tutti i disordinati stanno bene come stanno, si sa.


“Perché hai attaccato dei baffi a Gesù?!”

Ok, è meglio allontanarsi.
Domani io e la coinquilina che ha rischiato di morire nell’esplosione della piastra ce ne andiamo nel Chianti: l’idea generale prevede panino con porchetta e vino rosso.
Di sicuro saremo attorniate da americane ubriache con larghi cappelli di paglia (ne voglio uno anch'io).
Fare la turista è divertente!

“Prima di uscire devi dirmi quale pigiama ti porti in Irlanda, così lo stiro!”
Stirare un pigiama? Seriamente?
“Non uso pigiami mamma, dormo in maglietta”
“Come non usi pigiami? Sei sicura?”
“Niente pigiama”

Ecco, martedì completo il piano di fuga e parto per Dublino con alcuni amici.
Queste vacanze sembrano tutt’altro che deludenti sino ad ora.

Delle vostre che mi dite?
Anche voi subite certe invasioni?
Sono l’unica felice di non essere ancora al mare, per caso?

1 luglio 2012

La pozza


Non ti faccio passare, no.

Inutile che sbuffi, muovi lo sguardo dal mio cestino stracolmo alle due cosette che hai in mano.
Non ti faccio passare e anche la cassiera in cuor suo mi dà ragione, lo so: lei sta qui a lavorare di sabato mattina, poraccia, e io scoppio di caldo con questa camicia.
Tu invece sembra che ce lo vuoi sbattere in faccia che sei in vacanza: sei venuta al supermercato apposta, mica perché ti servivano davvero la crema solare e Vanity Fair, figuriamoci!
Arrivi in pantaloncini e canottiera, con lo zainetto in spalla e l’aria allegra, ti fai due giretti tra gli scaffali e pensi “ora faccio vedere un po’ a questi stronzi che sto andando in piscina”.
E vacci in piscina, vacci! Ma intanto io questi dieci minuti te li rubo, ti faccio stare in fila mentre pago con calma, conto gli spicci e metto in busta gli assorbenti di mia moglie. 
Non ti faccio passare!


Quando le gazzelle si abbeverano ad una pozza, il leone le osserva da dietro i cespugli. Quando le ragazze si siedono sul bordo a bagnare i piedi, il lampadato con tatuaggio tribale usa minore circospezione nello squadrarle ben bene. Il capo è rasato, la coscia depilata, i pettorali brillano di olio al cocco e il costume è bianco a mutanda. L’approccio al 90% fallirà.


“Mi si nota di più se non faccio il bagno e me ne sto qui sul lettino a leggere. Quel tamarro lì cosa crede di fare? Alle ragazze di oggi piacciono quelli come me, con la barba e gli occhiali, che se ne stanno in disparte e pensano alle cose importanti. Belle tette questa qui a fianco! Ora sposto la mano dalla copertina, così vede che leggo Bukowski. Oh ma perché non alza lo sguardo? Che, è morta? Quanta fatica per una trombata!”


Cinquant’anni e non sentirli. I capelli neri corvini, la pelle cotta come un biscotto, le costole a vista e un grosso tatuaggio alla base della schiena. Ma la cellulite non risparmia nemmeno le più assidue del GAG e il costumino striminzito, comprato nella sezione “bimba” di H&M, forse non è stato questo grande affare.


Dopo le 16 non guardate l’acqua troppo a lungo: no, non è l’abisso che vuole guardare dentro di te. Sono i capelli e le pellicine che galleggiano e ti fanno rimpiangere il tête-à-tête  a casa col ventilatore.