<<Il romanzo di Bianconi? Ah, sì! Si chiama “Sexysolitudini”, vero?>>
Sono un cliché indie, in mezzo alla stazione con la gonnellina a pieghe, le stringate e in mano un libro con la faccia di Francesco Bianconi sul retro. Tento inutilmente di nascondere la copertina con la mano, poi decido di incastrarlo in borsa.
Dieci minuti dopo arriva Elena con una fascetta in testa: ok, abbandono ogni tentativo di sembrare meno indie.
Riassumendo, sono stata alla presentazione de “Il regno animale” (No, non “sexy solitudini”, magari il prossimo…) alle Murate, un ex carcere trasformato in parte in una sede per mostre e incontri e in parte in alloggi popolari (molto più fighi del mio attuale alloggio non popolare, mi permetto di aggiungere).
Arriviamo nel cortile interno: forte profumo di gelsomini, silenzio spettrale, nessuno in vista.
Ci guardiamo in giro con lo sguardo da turista scandinavo che ha perso la guida, finché un’anima buona ci fa cenno di seguirla nel cortile a fianco, dove una trentina di persone con il mio stesso libro in mano aspettano di poter entrare nella saletta dell’incontro.
Mi aspettavo un po’ più di gente, lunghe attese. Non mi lamento.
Troviamo posto in quarta fila. Bianconi entra accompagnato da un giornalista e dal fratello, che è esattamente uguale a lui e gli fa le basi musicali per il reading: peccato che l’audio nella sala sia pessimo e che di ciò che legge si capisca poco o nulla. Sulla parete alle sue spalle vengono proiettati video di Milano e di animali allo zoo.
È un po’ impacciato, risponde alle domande del giornalista senza mai guardare il pubblico e tormentandosi le mani, ha una voce bellissima: Elena lo trova adorabile, io ho gli occhi a cuoricino.
Alla fine ci mettiamo in fila per la dedica sul libro e noto un capannello di gente attorno ad una figura con i capelli scuri, vicino alla porte: è venuta anche Rachele Bastreghi, due o tre ragazzi la guardano adoranti.
Nel frattempo Elena si è fatta autografare il libro di Diritto Pubblico:
<<Ma che libro mi fai firmare? Diritto Pubblico? Cavolo, dovrei farti delle domande… Ma lo hai già dato?>>
<<Ehm, non ancora>>
<<Dai allora ci scrivo anche “in bocca al lupo”>>
Io non mi accontento della dedica e chiedo una foto: Francesco mi avverte che così ho dato inizio ad un meccanismo diabolico per cui ora tutti vorranno farsi una foto. Mi sento una persona orribile. Lui però ha un sorriso da psicopatico che a guardarlo non riesco a smettere di ridere, perciò direi che ne è valsa la pena!
Finita la presentazione, forse, inconsciamente, per ridimensionare il tasso di indiosità che l'esperienza ci ha donato, andiamo a mangiare al McDonald's.
Scusaci Ciccio!
quando avevo beccato la santacroce sono arrivata con una pila di suoi libri e ci ha messo due ore a firmarli tutti XD
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